SA LIMBA SARDA
Come ha detto il dott. Di Dino, in Sardegna Magazine New, ottobre '94, pagina 26, ormai da alcuni decenni, i glottologi e i filologi riconoscono al sardo la dignita' di una vera lingua che, come le altre lingue romanze derivate dal latino, ha avuto uno sviluppo autonomo. Ma si e' giunti a questo riconoscimento dopo secoli di incomprensioni, in cui la lingua sarda e' sempre stata interpretata come un dialetto distorto dell'italiano, sino a considerarla un linguaggio barbarico. Gia' agli albori del secolo XIII, il trovatore provenzale Rambaldo di Vaqueiras, cortigiano di Bonifacio II di Monferrato, fa dire ad un personaggio di un suo componimento: "No t'entend plui d'un Toesco, o Sardo o Barbari'" ("non ti capisco piu' d'un tedesco, di un sardo o barbaresco"). Nello stesso secolo il poeta Fazio degli Uberti, nel terzo libro del Dittamondo, alludendo al parlare dei sardi, cosi' si esprime: "Io viddi che mi parve meraviglia - una gente ch'alcuno non l' intende - ne' essi sanno quel ch'altri bisbiglia". Ma anche Dante Alighieri, nel suo De Vulgari Eloquentia, mostra di conoscere solo superficialmente la lingua sarda: "Anche i sardi espelliamo, che non sono italici, poiche' soli paiono privi d'un loro proprio volgare, imitando il latino come fanno degli uomini le scimmie".
Solo nella seconda meta' del XIX secolo si vedranno i primi studi scientifici sul sardo a cura di due grandi filologi, Federico Diez e Isaia Ascoli. Le loro ricerche furono riprese da numerosi ricercatori italiani e stranieri: Guarnerio, Salvioni, Bartoli, Bottiglioni, Terracini, Pisani, Tauro, Battisti, Devoto, Serra, Delius, Hoffmann, Meyer-Luebke, Jud, Rohlfs, Hubschmid, von Wartburg, Gartmann, Reinsberg, Petkanov, ma su tutti prevale Max Leopold Wagner. In Sardegna vi erano stati, oltre a Giovanni Spano, il primo studioso della lingua sarda, Giovanni Campus, Vincenzo Porru, Valentino Martelli, Pietro Casu, Giosue' Muzzo, Emilio Atzeni, Pietro Lutzu, Maria Teresa Atzori, e in tempi recenti Antonio Sanna, Massimo Pittau e Giulio Paulis.
La lingua sarda e' cosi' uscita dall'anonimato ed ha acquistato dignita' accademica. All'Universita' di Lipsia esiste da oltre settant'anni una cattedra di sardo; nel 1974 in Germania il Wagner pubblicava il suo monumentale Dizionario Etimologico Sardo; e corsi di sardo si tengono presso gli atenei di Lovanio, Coimbra, e in una decina di facolta' umanistiche negli Stati Uniti.
Tanti e tali studi fanno capire come la lingua sarda sia tenuta in considerazione piu' all'estero che in Italia; e cio' e' dovuto sia ad una classe di amministratori statali, tuttora ancorati all'ideologia ottocentesca e revisionista dello Stato accentratore, ma anche e soprattutto alla mentalita' falsamente innovativa di tanti studiosi falliti, che, in nome del progresso e della innovazione, insieme alle tradizioni, ai centri storici, alla cultura, all'ambiente, vogliono distruggere la nostra lingua, forse unico e vero segno dell'identita' e dell'unita' del popolo sardo.
Massimo Rassu