S.BARBARA DI SOLANAS
Il ridente villaggio marino di Solanas, frazione di Sinnai, ma situato lungo la litoranea per Villasimius, conserva una serie di vestigia di varie epoche da quella prenuragica alla torre spagnola di Capo Boi. La maggior parte sono concentrate all'interno della valle del Rio Solanas: inoltrandosi per la strada che conduce a Castiadas passando per Su Reu, s'incontrano la poderosa ma semidistrutta fortezza di Nuraghe Ferricci, varie necropoli romane, la chiesetta di S.Barbara, il castello (?) di Bruncu Casteddu. S.Barbara era la parrocchiale dello scomparso centro abitato medioevale di Solanas, ricordato nel 1300, ma ormai disabitato nel 1585, anche se il porticciolo veniva frequentato ancora nel 1566. Prime notizie di questa chiesa risalgono al secolo successivo, allo storico Giorgio Aleo, che vi poneva un monastero di monaci ignoti. Di sicuro il tempio sorse su una necropoli romana, le cui tombe furono scoperchiate nel maggio 1994 causa una profonda aratura a scasso del terreno, eseguita dai proprietari del lotto. Sino alla prima metà del nostro secolo, S.Barbara era compresa nella tenuta del fu avv. Gavino Dessì Deliperi. Il complesso è costituito da tre edifici semi distrutti, cioè la chiesetta vera e propria rettangolare di metri 9x4.5 più l'abside semicircolare, a cui si aggiungono nei due lati altrettante sacrestie; il tutto è orientato verso Sud Est. Manca il tetto, anche se sono visibili i muri perimetrali tirati su in opus incertum con pietre varie della zona, una nichietta in cornu epistolae, mentre è scomparso da tempo il campaniletto a vela. All'interno delle mura si sono sviluppati alcuni alberelli di fico e di gelso. Lo stato di abbandono invogliava le popolazioni circostanti a continui e devastanti raid sulla chiesa alla ricerca di fantomatici tesori. Nel 1985 il Comune di Sinnai procedeva allora alla espropriazione dell'intera area, comprendente pure la necropoli, per procedere ad un piano di valorizzazione turistica, che, pare, sia rimasto solo a livello di buona intenzione. Ciò contribuisce al continuo degrado di questo piccolo gioiello architettonico, uno dei molti sconosciuti agli stessi studiosi.
MASSIMO RASSU