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I moderni sistemi di progettazione
dell'ingegnere che rinforzò le difese di Cagliari

Dopo il passaggio della Sardegna dall'Austria alla Savoia nel 1720, in ossequio al trattato di Utrecht, la corte sabauda immediatamente ritenne necessario accrescere le difese dell'Isola. Nello stesso anno, il primo dei tanti ingegneri militari sabaudi, Antonio Felice De Vincenti (1690-1778) giunse a Cagliari direttamente dal Regno di Sicilia, chiamato dal nuovo vicerè sabaudo, il barone di Saint-Remy (M. Rassu 2003, p. 150).

Sconosciuto ai più, che ricordano piuttosto il Viana o il Belgrano di Famolasco, Antonio Felice De Vincenti divenne famoso nella penisola per essere stato il progettista dell'Arsenale di Torino. Arruolatosi ancora giovane quale soldato del battaglione dei cannonieri, ottenne molti riconoscimenti. Riuscì a percorrere una sicura carriera nelle gerarchie dell'esercito piemontese, fino ad essere nominato luogotenente generale di fanteria e capo del Corpo Reale di Artiglieria.

Gli incarichi lo portano dapprima in Sicilia, all'epoca dipendente dalla Savoia, all'inizio del 1714: gli era stato affidato il compito di preparare il rilievo della pianta della città e del castello di Termini Imerese. Poi, come già detto, nel 1720 si trasferì a Cagliari (D. Pescarmona 1991).

L'attività del De Vincenti nei primi tre anni di permanenza in Sardegna fu dedicata ad incombenze di ordinaria amministrazione: la ricognizione delle tre piazzeforti di Cagliari, Alghero e Castelsardo, e del sistema di torri costiere (M. Rassu 2000, p. 9; M. Rassu 2003, p. 150). Tornato a Cagliari, elaborò i dati per programmare gli interventi necessari per migliorare il funzionamento delle stesse fortificazioni (D. Pescarmona 1991).

I primi cantieri aperti furono quelli per le opere di manutenzione alle fortificazioni delle tre piazzeforti, nonché alle caserme e agli ospedali militari della capitale, poiché il governo di Torino destinò a tale scopo somme nettamente maggiori di quelle investite per finalità civili. Buona parte di questi mezzi finanziari venne spesa per irrobustire la piazzaforte di Cagliari (M. Cabras 1966, p. 294, p. 303 nota 27).

Completato il rilievo dello stato di fatto delle fortificazioni della città, nel giugno 1726 fu approvato il piano generale di difesa e le spese relative poste in bilancio con inizio immediato dei lavori (M. Cabras 1966, p. 297). Il progetto prevedeva l'allestimento di baluardi moderni nel lato orientale del Castello, ossia una linea fortificata ininterrotta ai piedi della rupe, lungo l'attuale viale Regina Elena, tra i Giardini pubblici e il bastione di Saint-Remy (nell'area da allora conosciuta come Il Terrapieno), composta di tre bastioni e tre cortine, protetta da fossi e varie opere secondarie.

Verso la fine dello stesso anno erano stati ultimati i due bastioni minori, detti "del Beato Amedeo" (opera ormai scomparsa, di fronte all'ingresso dei Giardini pubblici), e "di San Carlo" (dov'è oggi la scuola Mereu), che proteggevano l'area a nord del Palazzo del Vicerè, sotto al quale era ancora in costruzione il "Bastione del Regio Palazzo" (Rassu 2003, p. 151; p. 170). Al compimento dei lavori, nel 1741 fu preparata l'iscrizione oggi visibile nella roccia sotto l'attuale Cittadella dei Musei.

All'inizio del 1727 l'ing. De Vincenti presentò un progetto per la realizzazione del complesso fortificato del Buoncammino, a nord della Cittadella dei Musei. Il piano fissava la realizzazione di due bastioni, una cortina, una porta, un rivellino, due strade coperte e una compagine di opere minori (M. Cabras 1966, p. 299). L'enorme mole di lavoro, a causa della cronica mancanza di fondi, fu realizzata in due tempi: i due bastioni negli anni 1728-33, essendo direttore dei lavori l'ingegner De Guibert, e le opere minori un decennio più tardi dall'ingegner Augusto De La Vallée.

Il bastione del Beato Emanuele sorse tra l'attuale Cittadella dei Musei e la chiesa di San Lorenzo, mentre il contiguo bastione di San Filippo (oggi sede della Biblioteca Militare di Presidio) fu innalzato su una prominenza rocciosa occidentale rivolta verso l'Anfiteatro e il convento dei Cappuccini, alle spalle del Palazzo delle Scienze (Rassu 2003, pp. 151-152; pp. 177-179).

Nella relazione su Alghero dell'agosto 1726, il De Vincenti propose una "opera a corno" per le fortificazioni del fronte a terra, costituita da due rivellini e relative opere minori, tra i bastioni cinquecenteschi della Maddalena, di Montalbano e dello Sperone (G. Sari 1985, pp. 109-110). I lavori furono avviati nel giugno dell'anno successivo e proseguirono sotto la direzione dell'ingegner Antonio Maurizio Marta, poiché il De Vincenti fu poi richiamato a Cagliari. Qui, negli anni 1728-33 su suo progetto furono aggiunte otto opere addizionali sui fianchi dei bastioni spagnoli, dette tenaglioni o bassi fianchi. Lavori che il progettista non potè portare a termine perchè nuovamente in trasferta ad Alghero (G. Sari 1985, p. 114; Rassu 2003, p. 152). Dando credito alla voce di una spedizione spagnola per la riconquista della Sardegna, nel 1732 il Re diede disposizioni per il rinforzo delle fortificazioni della capitale, e nell'aprile faceva rientrare a Cagliari l'ingegner De Vincenti (Rassu 2003, p. 154).

L'AUTORE.
L'ingegner Massimo Rassu
svolge la libera professione
nel campo dell'architettura e dell'urbanistica.
maxrax@tiscali.it

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Antonio Felice De Vincenti, in un ritratto conservato a Torino.

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Cagliari, le fortificazioni sotto il Bastione di Santa Croce.

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Cagliari, il Bastione di San Filippo.

L'impegno del progettista piemontese in Sardegna non si esaurì con le opere militari: fu a lungo incaricato di seguire gli sviluppi di progetti di vari edifici cagliaritani, quali la ricostruzione del Convento di Gesus (1722); la nuova basilica di Bonaria (1722); l'oratorio della chiesa di Sant'Efisio (1726); l'ampliamento del collegio di Santa Croce (1725); il piano di sistemazione delle Saline (1733); il progetto di un ponte vicino al Lazzaretto; la sistemazione della Darsena e del molo di levante; l'accomodamento del Palazzo Viceregio.

È datato 1722 il calcolo della basilica barocca di Nostra Signora di Bonaria. I lavori dello sfortunato cantiere andarono assai a rilento, tant'è che la facciata fu terminata nel 1956, poiché la struttura conobbe ripetute trasformazioni dei disegni esecutivi, ad iniziare da quelli radicali dell'architetto Giuseppe Viana nel 1778 (S. Rattu 1942, p. 30; A. Cavallari Murat 1960, p. 398). Sempre del 1722 è il progetto del lazzaretto di Alghero, nell'omonima località presso l'attuale Fertilia, e il nuovo convento dei Cappuccini (G. Sari 1985, p. 108).

Ad Oristano nel 1731 De Vincenti fu impegnato, su sollecitazione della curia vescovile, a sostenere la riedificazione della cattedrale secondo le forme attuali (M. Manconi 1955, p. 56).

A parte una missione a Torino (anni 1727-28), il periodo sardo di attività ebbe termine solo nel 1734. Richiamato in patria, per la grande esperienza conseguita dei problemi edilizi ed urbanistici della Sardegna, il De Vincenti ebbe importanti e prestigiosi incarichi presso la corte sabauda. Il suo nome è legato, come ricordato, alla costruzione dell'imponente complesso del palazzo dell'Arsenale di Torino (1738-1742, 1760-1783). Inoltre, portano la sua firma un progetto per il ponte di Cuorgné sull'Orco (1760), uno sul Sangone a Moncalieri (1762), ed altri (D. Pescarmona 1991).

Antonio Felice De Vincenti fu sicuramente un progettista moderno, colto e preparato. Già allievo dell'ingegner Antonio Ignazio Bertola, applicò le teorie moderne del Vauban sulla fortificazione in profondità, con l'adozione delle opere addizionali. Oltre ad intraprendere significativi esperimenti balistici sulla gittata dei lanci e sui modi di accensione delle polveri dei cannoni, si dedicò soprattutto a incarichi di ingegneria militare. Il sistema di progettazione del De Vincenti si può definire attuale: il rilievo certosino dello stato di fatto accompagnato da una relazione tecnica, seguito dalla proposta progettuale, disegnata su carta, con i più importanti particolari costruttivi, il computo metrico estimativo delle spese presunte, la relazione di progetto con le possibili varianti operative.

Le sue opere più importanti erano accompagnate da un plastico in legno, come quello della basilica di Bonaria, un tempo conservato presso l'Istituto di Architettura di Cagliari, o il modellino delle fortificazioni del Buoncammino, talmente preciso da permettere al direttore dei lavori, l'ingegner De La Vallée, di edificarle esattamente come da progetto (M. Cabras 1966, p. 299, p. 308 note 71-72). Nel campo dell'edilizia e pianificazione militare fu capace di imporsi in un ruolo autorevole, accreditato ed ascoltato, di supervisore dei progetti e dei calcoli approntati per le opere edificate in varie località del Regno.

Nel luglio 1773, il sovrano Vittorio Amedeo III di Savoia lo nominò presidente del Collegio degli Edili di Torino (equivalente dell'attuale Commissione Edilizia), carica che ricoprì per un lustro, sino alla morte nella stessa città, il 9 settembre 1778, alla rispettabile età (per l'epoca) di ottantotto anni (D. Pescarmona 1991).

Massimo Rassu

BIBLIOGRAFIA

M. Cabras 1966, Le opere del Devincenti e dei primi ingegneri militari piemontesi in Sardegna nel periodo 1720-1745, in "Atti del XIII Congresso di storia dell'architettura. Sardegna", Roma, pp. 291-310.

A. Cavallari Murat 1960, G. Viana architetto sabaudo in Sardegna, in "Atti e rass. tecnica della Società ingegneri e architetti in Torino", vol. XIV, Torino, pp. 396-405.

M. Manconi 1955, La cattedrale di Oristano, in "Studi Sardi", vol. XII-XIII, Padova, tomo 2, pp. 56-63.

D. Pescarmona 1991, voce "De Vincenti, Antonio Felice", in "Dizionario Biografico degli Italiani", vol. XXXIX, Roma.

M. Rassu 2003, Baluardi di pietra. Storia delle fortificazioni di Cagliari, Cagliari.

M. Rassu 2000, Guida alle torri e forti costieri (della Sardegna), Cagliari.

S. Rattu 1942, Il modello ligneo della basilica di Bonaria a Cagliari, in "Palladio", vol. VI, pp. 25-31.

G. Sari 1985, La piazza fortificata di Alghero, Alghero.

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